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Storia della Nikon

Gli albori e la guerra

All’epoca della Prima Guerra Mondiale Mitsubishi era il primo costruttore navale giapponese e ricevette la richiesta della Marina Imperiale di realizzare sottomarini più evoluti e di rendere il Paese del Sol Levante indipendente da forniture strategiche straniere in campo ottico; in Giappone infatti non esisteva un’azienda ottica in grado di produrre periscopi e altri strumenti ottici di qualità e quindi, con la partecipazione di Mitsubishi, il 25 luglio 1927 venne costituita la Nippon Kogaku Kogyo Kabushiki-gaisha (Japan Optical Industries Co., Ltd.), unendo due aziende specializzate in campo ottico: Iwaki Glass Seisaku-sho e Tokyo Keiki Seisaku-sho. A dicembre dello stesso anno, confluì in Nippon Kogaku K.K anche Fujii Lens Seizo-sho.
 
Oltre ai già menzionati periscopi per la marina, l’azienda produceva dispositivi ottici di vario genere, come microscopi, telescopi, teodoliti e sistemi di misurazione da laboratorio. Da più fonti è riportato come dal 1921 al 1926 Nippon Kogaku K.K. impiegasse anche alcuni tecnici tedeschi per sviluppare il proprio know–how con l’aiuto della nazione che all’epoca era leader indiscussa in campo ottico. Tra i primi prodotti della nuova società, diversi furono marcati Nikko (che in giapponese significa «luce del sole»), come i binocoli forniti alle forze armate; tra i più notevoli troviamo un impressionante binocolo Nikko 10x70mm richiesto dall’aeronautica militare per l’uso anche a mano libera e alcuni modelli ancora più grandi utilizzabili solo su supporto, come un 15x80mm, un 18,8x150mm e un 20x120mm per i sottomarini. Ma sono noti anche un 33x200mm e un 50x250mm destinati all’artiglieria. In realtà più che di binocoli, si deve parlare di telescopi binoculari. Il rapporto di Nippon Kogaku K.K. con la Marina Imperiale Giapponese non era quello di un semplice fornitore poiché i dispositivi ottici erano tenuti in altissimo conto dai militari; proprio per questa ragione c’era una partecipazione diretta della marina militare nell’azienda, tale da indirizzarne molte scelte. L’attività industriale del settore militare crebbe di pari passo con le crescenti mire imperialistiche del Giappone in tutta l’area del Pacifico. Ai periscopi e ai binocoli da marina si aggiunsero i sistemi di puntamento per i cannoni delle navi da guerra; famosi sono i giganteschi telemetri con 15 metri di base posti sulle torri della corazzata Yamato, orgoglio della flotta giapponese nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Altre applicazioni ottiche militari riguardavano gli obiettivi per aerofotografia e i periscopi da trincea. Nel complesso, Nippon Kogaku K. K. arrivò a gestire diciannove stabilimenti con 23.000 dipendenti per alimentare prima di tutto la macchina bellica giapponese.
 
Negli anni Trenta acquistò importanza il settore fotografico e Nippon Kogaku K. K. Realizzò obiettivi fotografici marcati Nikkor per macchine di grande formato a lastre. L’aggiunta della «r» al noto marchio Nikko era per assonanza con i nomi delle ottiche tedesche, come del resto fecero anche Asahi, Canon e Minolta con i rispettivi Takumar, Serenar e Rokkor. Stiamo parlando di un’epoca nella quale la pellicola 35mm era definita «formato miniatura» e non veniva presa sul serio nella fotografia professionale che usava formati ben più grandi. Solo in Germania, grazie a Leica prima, e poi a Contax, le fotocamere 35mm a telemetro stavano prendendo piede nella fotografia di reportage dove le esigenze di qualità erano inferiori rispetto a quelle di altri settori. Si narra che la prima Leica sia arrivata in Giappone nel 1929 sul dirigibile Graf Zeppelin e che questa fotocamera suscitasse l’interesse dell’industria giapponese come soluzione tecnica proiettata al futuro. Così, nella seconda metà degli anni Trenta, in Giappone cominciarono a nascere le prime fotocamere ispirate a Leica e a Contax, e Nippon Kogaku K.K. decise di realizzare ottiche per il formato 35mm, a partire da tre obiettivi da 50mm di apertura rispettivamente f/4,5, f/3,5 e f/2. Dal 1937 al 1947 Nippon Kogaku K.K. fornì a Canon l’intero corredo ottico.
 

La corazzata classe Yamato di Mitsubishi

Uno dei progetti avviati subito dopo la Seconda Conferenza Navale di Londra (1936) fu la classe di super navi da battaglia Yamato che doveva all’origine essere composta da quattro navi, due delle quali (Yamato e Musashi) vennero completate mentre la terza (Shinano) venne convertita in portaerei e la quarta demolita sugli scali. Queste navi, le più imponenti navi da battaglia di tutti i tempi, dislocavano a pieno carico 57.000 tonnellate per trasportare tre torri contenenti tre cannoni navali da 18 pollici (460 mm) e una corazzatura completa con spessori fino a 30 cm ad una velocità di 26 nodi per un’autonomia di 15.000 miglia a 15 nodi. Ovviamente Nippon Kogaku venne incaricata da Mitsubishi di occuparsi di tutti gli strumenti ottici di direzione e controllo del tiro tra cui :
 
  • tre telemetri da 15 metri per la direzione di tiro (uno per torre)
  • un telemetro da 10 metri per la direzione di tiro secondaria
  • un telemetro da 5 metri per il tiro contraereo
  • 4 riflettori da 150 cm
  • 2 segnalatori ottici notturni da 60 cm per nave
  • 2 segnalatori ottici diurni
  • un telemetro da 4,5 metri
  • 2 telemetri da 1,5 metri
Il telemetro da 15 metri (modello 93) era inserito nella struttura delle torri principali. Una di queste torri pesava da sola quanto una nave di scorta ! Ogni telemetro conteneva un enorme pentaprisma (molto più grande della testa di un uomo) su cui si concentrava l’immagine prodotta dai due prismi laterali, ingrandita dal sistema di lente presente in ogni braccio del telemetro. Il funzionamento era ad immagine spezzata con visione stereoscopica. (diversamente del telemetro a coincidenza per uso in artiglieria). L’enormità della nave e dei suoi telemetri forse non danno un’idea precisa di cosa stiamo descrivendo. Basterà però considerare che i cannoni della Yamato potevano lanciare un proiettile da una tonnellata ad oltre 35.000 metri di distanza. I suoi telemetri dovevano dare i dati di condotta e di aggiustamento del tiro con una precisione a livello di un metro alla distanza di 35 chilometri ... Non ci sono dati precisi sul peso di questi telemetri ma per riferimento possiamo prendere quello ripescato dalla corazzata «tascabil» tedesca Graf Spee - affondata al largo di Montevideo - prodotto da Zeiss : ben 3,5 tonnellate, per cannoni da 280 mm su una nave da «sole» 15.000 tonnellate. Nikon aveva prodotto il suo primo pentaprisma per telemetro d’artiglieria navale nel 1927 e ne produsse negli anni successivi per il nuovo naviglio giapponese, tra cui la classe di incrociatori pesanti Suzuya (sempre di produzione Mitshubishi). I primi studi erano stati ricavati da quelli pervenuti prima della Grande Guerra con gli incrociatori di classe Kongo, prodotti in Inghilterra con apparati ottici Barr & Stroud e poi sostituiti da apparati Nikon durante i lavori di ammodernamento. Nikon applicò in questi strumenti tutte le proprie conoscenze nel campo dell’ottica e della meccanica di precisione, raffinate in venti anni di attività. Alla prova dei fatti questi telemetri non ebbero la possibilità di provare le loro capacità operative se non alle prove di tiro, in quanto queste navi vennero rapidamente rese obsolete dalla tecnologia radar e dagli aerei.
 
In Europa però lo scontro tra navi inglesi (dotate di Barr&Stroud) e tedesche (dotate di Zeiss) si rivelò sempre fatale per le prime, come nel caso dello scontro nello stretto di Danimarca tra la Bismarck, l’Hood e la Prince of Wales. La Bismarck dalla massima distanza di tiro possibile prima distrusse con poche bordate precise il vecchio Hood e poi ridusse a mal partito la modernissima Prince of Wales. Se consideriamo Nikon come una evoluzione tecnologica dei metodi di produzione Zeiss tra le due guerre, possiamo però immaginare un ipotetico scontro tra navi giapponesi e inglesi o americane sul puro piano ottico. Comunque, al di la delle vicende belliche, quando Nikon si mise a produrre fotocamere a telemetro e reflex con pentaprisma potè sfruttare tutte le conoscenze acquisite sul campo (non dimentichiamo anche la produzione di prismi per binocoli). Immaginiamo i tecnici Nikon, avranno trovato uno scherzo realizzare un pentaprisma in miniatura da inserire in una scatoletta reflex dopo aver prodotto i colossi per la Yamato !
 

La riconversione post-bellica e il sistema a telemetro

Con le distruzioni della seconda guerra mondiale la struttura produttiva di Nippon Kogaku K.K. si ridusse ad un solo stabilimento con circa 1400 lavoratori; l’unica possibilità di sopravvivenza era legata alla riconversione alla produzione civile. Il primo e più facile prodotto da realizzare era costituito dai binocoli (i più noti erano quelli marcati Mikron), venduti perlopiù ai militari statunitensi di stanza in Giappone, ma Nippon Kogaku K.K. iniziò a pensare anche alla produzione di un proprio sistema fotografico completo. Così tra il 1945 e il 1946 partì il progetto «fotocamera» valutando le due più diffuse soluzioni tedesche, che per altro ispiravano gran parte dei costruttori giapponesi: la reflex biottica 6x6 e la fotocamera 35mm a telemetro. Scartata la prima perché considerata senza grandi prospettive, Nippon Kogaku K.K. optò per il sistema 35mm. Già nel settembre del 1946 venne preparato un primo lotto di una ventina di fotocamere, necessarie per le prove e per studiare gli opportuni perfezionamenti prima di passare alla produzione di serie, che iniziò solo nel 1948. Questi modelli di pre-produzione furono contrassegnati con numeri di matricola da 6091 a 60920 (60921, secondo alcune fonti), dove 609 identifica il periodo: 46 (anno) e 09 (mese). Nel frattempo si doveva scegliere anche il nome commerciale e dopo molte incertezze (venne valutata perfino l’ipotesi del nome «Pentax»), la scelta cadde su Nikon. Di pari passo venne messo in cantiere un sistema di obiettivi intercambiabili per la nuova fotocamera. Dal punto di vista estetico e tecnico la Nikon pareva molto più vicina alla Contax che alla Leica. La conformazione generale, l’attacco a baionetta, la messa a fuoco con ghiera anteriore sul corpo macchina e le ghiere di controllo dei tempi sulla calotta erano inequivocabilmente ispirate alla fotocamera Zeiss Ikon. Tuttavia, il telemetro e l’otturatore a tendina con scorrimento orizzontale erano derivati dalle soluzioni Leitz, più semplici ed economiche da produrre, oltre che più affdabili.
 
La prima fotocamera fu chiamata semplicemente Nikon, senza lettere o numeri che ne identificassero il modello, ma oggi è denominata Nikon I anche nella letteratura uffciale di Nikon. Seppure prodotte dal marzo 1948 all’agosto 1949, le Nikon I di serie continuano la numerazione dei prototipi, e quindi vanno da 60922 a 609759 facendoci capire che la produzione totale fu di 738 esemplari, oltre ai venti o ventuno della pre-serie. La particolarità di questo modello era il formato 24x32mm su pellicola cinematogra fica 35mm, il cosiddetto «Nippon size». I vantaggi della riduzione della lunghezza del fotogramma da 36mm (adottato in Germania ) a 32mm erano costituiti dall’aumento dell’autonomia da 36 a 40 scatti e dalle proporzioni del fotogramma più simili a quelle dei formati della carta da stampa. Tuttavia, l’incompatibilità con le diapositive 24x36mm Kodachrome rese queste fotocamere poco gradite ai militari statunitensi di stanza in Giappone, per cui Nippon Kogaku K.K. aggiustò il tiro con proposte più appetibili; infatti l’industria ottica giapponese aveva bisogno del mercato americano e i militari rappresentavano un perfetto tramite. Solo una decina d’anni più tardi sarebbe nata una rete di distribuzione commerciale negli Stati Uniti e in Europa. L’avvicinamento di Nikon al formato 24x36mm fu tuttavia progressivo, per cui il secondo modello Nikon M del 1949 proponeva un ancor più strano formato 24x34mm. Per il resto, questa fotocamera era quasi identica al modello I. Una versione modificata della M proponeva anche la sincronizzazione flash di serie (inizialmente proposta solo come modifica opzionale da effettuare in laboratorio) e per questa ragione è definita M Sync o MS dagli attuali collezionisti. Della Nikon M vennero prodotti poco meno di 3400 esemplari fra il 1949 e il 1950, quasi equamente suddivisi tra la versione originale e quella dotata di sincro flash.
 
Ancora di formato 24x34mm è la successiva Nikon S del 1951, che si distingue dalla M per la sincronizzazione flash come dotazione standard (con due prese sincro nell’angolo superiore sinistro per chi la impugna) e per alcuni perfezionamenti come la manopola di riavvolgimento della pellicola rialzata e più pratica e l’indicazione del piano focale tramite un pallino rosso vicino al numero di matricola sulla calotta. La Nikon S si può considerare a buon titolo la prima Nikon di successo, visto che si parla di circa 36.750 esemplari venduti. Contemporaneamente venne ampliato anche il parco delle ottiche dedicate al formato 35mm, con obiettivi che diventeranno presto mitici come il Nikkor–S.C 5 cm f/1,5, il Nikkor–P.C 8,5 cm f/2 e il Nikkor–Q.C 13,5 cm f/3.5, prodotti sia con l’attacco a baionetta Nikon compatibile con la Contax che col passo a vite 39mm per le Leica.
 
Va ricordato che dal 1947 al 1949 tutti i prodotti giapponesi destinati all’esportazione dovevano riportare chiaramente leggibile la dicitura «Made in Occupied Japan» e che alcune parti così predisposte vennero usate ad esaurimento scorte fino al 1950-1951. E’ un’informazione utile per identificare il periodo di produzione di una fotocamera, obiettivo o altro degli anni immediatamente successivi alla guerra.
 
La guerra di Corea (1950-1953) creò le migliori condizioni per un exploit professionale di livello internazionale per Nippon Kogaku K.K.. Infatti i fotogiornalisti americani corrispondenti di guerra per la rivista Life, a partire da David Douglas Duncan, notarono subito le eccellenti qualità ottiche degli obiettivi Nikkor (ritenendoli addirittura superiori ai pari-classe Zeiss), mentre le indicazioni dei reporter di guerra furono sfruttate da Nikon per far evolvere i propri corpi macchina.
 
Un primo importante passo avanti tecnico venne compiuto nel 1954 con la presentazione della Nikon S2. Il formato di ripresa passò finalmente al «Full Frame» 24x36mm, mentre il mirino vantava l’ingrandimento 1x; la base telemetrica venne allargata con un sofisticato e ben più costoso sistema dotato di 28 elementi ottici. L’otturatore guadagnò la progressione standard (da 1 secondo a 1/30s per i tempi lenti e da 1/30s a 1/1000s per quelli veloci), con il sincro flash a 1/50 di secondo e le classiche pose B e T. Inoltre le manopole di avanzamento e riavvolgimento pellicola vennero sostituite da leva di carica a manovella, ben più pratiche e veloci.
 
A questo punto non c’era più nulla che potesse frenare gli americani dall’acquistare le fotocamere Nikon al posto delle Leica e delle Zeiss. La Nikon S2 venne prodotta in poco meno di 67.000 esemplari, un migliaio dei quali in finitura nera. Un’ulteriore importante evoluzione tecnica si ebbe nel 1957 con la presentazione della Nikon SP (da intendere come S Professional), realizzata su specifiche indicazioni dei fotoreporter. Rispetto alla S2, la SP vantava un raffnato mirino doppio: da un oculare si vedeva il campo del 28mm attraverso un mirino Albada con ingrandimento 0,4x e una cornice luminosa per la focale 35mm, mentre l’altro oculare con ingrandimento 1x offriva cornici luminose per le focali 50mm, 85mm, 105mm e 135mm. L’otturatore aveva tendine in titanio, una ghiera unica per tutti i tempi di scatto e il sincro flash fino al tempo di 1/60 di secondo. In più, la Nikon SP era predisposta per il motore elettrico con dorso da 36 oppure 250 fotogrammi.
 
A nove anni dal suo esordio in campo fotografico Nikon era all’avanguardia della tecnica, sia come corpi macchina che come obiettivi. Molti ancora oggi considerano la SP la migliore telemetro di sempre, anche perché proprio con questo modello il concetto tecnico di questo tipo di fotocamera raggiunge il suo apice evolutivo e i miglioramenti successivi riguarderanno soltanto l’esposimetro. Per proporre qualcosa di meglio Nikon doveva passare al sistema reflex
 

Le professionali: Nikon F e le sue eredi

Alla fine degli anni Cinquanta era evidente che il sistema a telemetro aveva raggiunto la sua piena maturità e che il limite invalicabile era dato dall’impossibilità di gestire in modo pratico e veloce le lunghezze focali più corte di 28mm e più lunghe di 135mm, utili se non indispensabili in molti ambiti fotografici. Infatti, se per il reportage generico il sistema a telemetro andava benissimo, già sui teatri di guerra si evidenziavano pesanti limiti con i teleobiettivi. Lo stesso per la fotografia di attualità, sport e natura, per non parlare di architettura e macro. Contemporaneamente altri fabbricanti come Pentacon in Germania Est e Asahi in Giappone stavano superando una dopo l’altra le originali complicazioni operative del sistema reflex, rendendolo sempre più pratico, pronto e versatile. Gli esempi più significativi in tal senso si devono ad Asahi, che già con l’Asahiflex IIb del 1953 presentava lo specchio a ritorno istantaneo; la Pentax del 1957 poi aveva il pentaprisma fisso e la messa a fuoco rapida con microprismi. La reflex giapponese era diventata la macchina ideale per la foto d’azione e una soluzione universale per il futuro della fotografia. Nippon Kogaku K.K., le cui ambizioni professionali erano evidenti, non poteva certo rimanere confinata nella sempre più ristretta nicchia del telemetro e così, a partire dall’ottima base tecnica della Nikon SP, pensò di creare una fotocamera con un box reflex e un mirino a pentaprisma opzionale (che poi sarebbe stato di serie), il tutto supportato da un nuovo e più ampio innesto a baionetta che potesse accettare ottiche di ogni tipo. La denominazione “baionetta F” è associata al nome del suo progettista, il Sig. Fuketa. La forza della Nikon F era sia nella sua modularità che nell’applicazione del meglio della tecnologia dell’epoca, compreso un mirino con copertura del 100% del campo inquadrato. Fu un immediato successo mondiale che eclissò le fotocamere a telemetro e ne decretò la sostanziale scomparsa dalla maggior parte degli impieghi professionali, anche da quel reportage di guerra che solo pochi anni prima le vedeva protagoniste assolute. Negli anni Sessanta, la Nikon F era «la fotocamera» per eccellenza; come non ricordare il film Blow–Up di Antonioni? Per fare un confronto con le fotocamere precedenti, la Nikon F rimase in produzione per circa dodici anni e venne prodotta in 862.600 esemplari.
 
Un po’ più compatta e aggraziata nel design, la Nikon F2 del 1971 confermò l’impostazione tecnica dell’originale Nikon F, pur perfezionandola sotto tutti i punti di vista. Si possono citare aspetti come l’otturatore che arrivava a 1/2000s con sincro flash a 1/80s, lo spostamento del pulsante di scatto in posizione più avanzata e comoda, uno specchio più grande per evitare la vignettatura con lunghi teleobiettivi e ottiche macro, il pentaprisma più compatto, il dorso incernierato (al posto dello scomodo estraibile) con una migliore predisposizione per il motore di avanzamento pellicola, la visione dei parametri di ripresa nel mirino e una meccanica più raffnata e moderna per agevolare operazioni come l’avanzamento pellicola e il sollevamento dello specchio. Lanciata in un momento in cui i concorrenti si facevano sempre più agguerriti (da Canon a Minolta, ad Olympus), la Nikon F2 non ebbe la stessa vita facile della F originale, ma alla fine se la cavò piuttosto bene e mantenne alto il prestigio e il ruolo di Nikon.
 
Disegnata da Giugiaro, la Nikon F3 del 1980 nacque in risposta all’arrivo di altri protagonisti di alto livello, come la Contax RTS, la Olympus OM–2 e la Pentax LX. Per la prima volta in una reflex professionale Nikon, l’elettronica non si limitava al solo esposimetro, ma arrivava a controllare funzioni essenziali come l’otturatore a comando elettromagnetico per gestire l’automatismo a priorità di diaframma. Restava disponibile il tempo meccanico di 1/60 di secondo per le eventuali situazioni di emergenza. L’esposimetro al silicio era ora integrato nel corpo macchina anziché nel pentaprisma opzionale e aveva un’area di lettura semi–spot (80/20). Tra i vari tipi di pentaprisma, spiccava il modello DE–3 presente nella versione F3 HP «High–Eyepoint» a proiezione arretrata che permetteva di vedere l’intero campo inquadrato anche ai portatori di occhiali. Della Nikon F3 vennero realizzate alcune versioni speciali come la F3 NASA per le missioni Shuttle, la F3/T in titanio del 1982 e la F3/AF del 1983, la prima reflex autofocus di Nikon, seppur limitata all’utilizzo di due obiettivi Nikkor speciali, 80mm e 200mm (con gli obbiettivi Nikkor manuali il mirino AF suggeriva tramite led l’indicazione di corretta messa a fuoco). Per la cronaca, la F3 fu commercializzata fino al 2000 (F3 HP 1980–2000, versione commemorativa).
 
La Nikon F4 del 1988 vide una riprogettazione completa rispetto alla F3. Negli otto anni trascorsi le tecnologie erano molto cambiate e, anche se certe soluzioni potenzialmente delicate vengono trasferite con prudenza nei modelli professionali, è evidente che con questa reflex Nikon voleva marcare il salto generazionale. La maggiore differenza rispetto alla F3 era costituita dall’autofocus, dotato di funzione d’inseguimento. Altre caratteristiche qualificanti della F4 erano l’otturatore con tendine in fibra di carbonio a scorrimento verticale, tempi veloci fino a 1/8000s e sincro a 1/250s, l’avanzamento motorizzato incorporato fino a 5,7 fps, la misurazione Matrix, l’impugnatura supplementare con comandi duplicati per le riprese in verticale. Nonostante queste innovazioni la F3 non andò in pensione, perché continuava ad essere preferita in certi campi d’applicazione. Ulteriori evoluzioni della F4 furono la F4S che di fatto era una F4 abbinata al battery pack MB–21 e la F4E, una F4 con battery pack MB–23.
 
La Nikon F5 del 1996 compì un ulteriore balzo tecnologico, in particolare nel campo della misurazione dell’esposizione e nell’effcienza dell’autofocus. Disponendo di un sensore RGB con 1005 pixel, per la prima volta una fotocamera riuscì ad analizzare non soltanto il livello luminoso della scena, ma anche i suoi colori e la loro distribuzione. Sfruttando anche i nuovi obiettivi D in grado di fornire informazioni sulla distanza del soggetto, il consolidato metodo di lettura multi-zonale Matrix evolveva nel 3D Color Matrix. Insieme ai più evoluti flash dell’epoca come l’SB–28, la F5 permetteva la più raffnata gestione dell’esposizione che si fosse mai vista. L’otturatore della F5 offriva tempi da 1/8000s a 30 secondi, con sincro flash a 1/300s, mentre la raffca arrivava a 8 fps. Questa fotocamera supportava gli obiettivi AF–S con motore incorporato, quelli G senza ghiera del diaframma e quelli dotati di stabilizzazione dell’immagine VR
 
Ancora oggi, a oltre vent’anni dal suo esordio, la F5 è da molti considerata insuperabile tra le fotocamere a pellicola. Anche il design, sempre curato da Giugiaro, raggiunge nella F5 un tale equilibrio tra forme ed effcienza operativa che è sostanzialmente confermato nel periodo digitale fino all’attuale D5. L’ultima ammiraglia a pellicola di Nikon, la F6 fu annunciata nel 2004 quando più nessuno se l’aspettava. A otto anni di distanza dalla F5, sotto l’aspetto tecnologico qualcosa di nuovo si poteva in effetti ancora dire, ma eravamo ormai entrati nell’era digitale.
 

Le Nikkormat: le macchine per coloro che non sono professionisti

Gli anni Sessanta hanno visto il prevalere dei sistemi reflex su quelli a telemetro, sia grazie ai progressi della tecnologia ottica (che finalmente consentì la realizzazione di obiettivi grandangolari anche per le reflex), sia per questioni di costo: le industrie giapponesi infatti furono in grado di rendere accessibili ad un ampio pubblico i loro sistemi, grazie ai prezzi molto competitivi. In questo contesto, un notevole impulso alla diffusione dei corredi reflex venne dato dall’avvento della Nikon F (1959), che segnò un vero e proprio spartiacque nel mondo dell’industria fotografica. La solida e professionale reflex Nikon, in parte derivata dalla Nikon SP a telemetro, fu un notevole successo di vendite ed ancora oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, non è raro vederne in giro, perfettamente funzionanti, anche perché è stata costruita in circa un milione di esemplar
 
Dopo anni di fotocamere a telemetro più o meno ricopiate dalle varie Contax e Leica, la prima reflex Nikon ha proiettato in maniera decisa ed irreversibile il marchio nel mondo della fotografia professionale con comprovate doti di affidabilità e robustezza, ed imponendosi come la reflex professionale per eccellenza per molti anni.
 
La dirigenza Nikon si rese ben presto conto che oltre alla F bisognava proporre sul mercato un’alternativa economica. Nacquero così i vari modelli di Nikkorex, che però per vari motivi non incontrarono i favori del pubblico. La prima fu la Nikkorex 35, con un obiettivo 50mm f/2.5, otturatore centrale (di provenienza Citizen), e prodotta dal 1960 al 1962, poi seguita dalla Nikkorex 35–2, molto simile ma con otturatore Seikosha, e prodotta fino al 1964. Per queste fotocamere ad obiettivo fisso erano disponibili alcuni aggiuntivi ottici, così da offrire anche le lunghezze focali di 38mm e 90mm.
 
Nel 1963 fu lanciata sul mercato la Nikkorex Zoom 35, prima reflex al mondo con un obiettivo zoom di serie (anch’esso non intercambiabile: era il 43-86mm f/3.5 che l’anno dopo divenne disponibile anche per la Nikon F), mentre la Nikkorex F, fisicamente realizzata da Mamiya, fu costruita dal 1962 al 1966 ed aveva un otturatore Copal sul piano focale.
 
La Nikkorex F avrebbe dovuto essere il «secondo corpo» per i già possessori di una Nikon F, ma come già detto la famiglia delle Nikkorex non ebbe un grosso successo di mercato. Già alla fine degli anni 1960 la loro produzione cessò e l’alternativa economica alle Nikon professionali (la F, e la F2 che fu lanciata nel 1971) divenne quindi la famiglia delle Nikkormat, nata con l’uscita di produzione delle Nikon S a telemetro, e per ospitare un esposimetro TTL che probabilmente non poteva essere inserito nelle Nikkorex F. Ma va anche detto che la Nikkorex F fu la prima reflex 35mm ad utilizzare l’otturatore Copal, che permise di ridurre quasi alla metà il costo di produzione delle reflex, e fu la prima alternativa alla Nikon F in grado di utilizzare quasi tutti gli obiettivi Nikkor.
 
Come detto, ben altro successo di vendite arrise alla famiglia delle Nikkormat. La prima Nikkormat (battezzata Nikomat sul mercato giapponese) fu la FT ed era una fotocamera molto solida, disponibile sia nera che cromata, prodotta dal 1965 al 1967, e con prestazioni già di tutto rispetto: tempi da 1 secondo a 1/1000 più posa B, sincro a 1/125, autoscatto, esposimetro TTL, pulsante per la profondità di campo e blocco dello specchio. A partire dal 1967 fu avviata la produzione della Nikkormat FTn, versione migliorata della FT (da segnalare la scala dei tempi nel mirino e la lettura media a prevalenza centrale, o semispot se si preferisce) che andò avanti fino al 1975, quando poi apparve la FT2, che vantava ulteriori migliorie ed aggiunte (tra cui la slitta portaflash). Va segnalata infine la rara Nikkormat FS, priva di esposimetro e prodotta per circa due anni, contemporaneamente al modello FT. E’ l’unica Nikkormat a non offrire il blocco in posizione sollevata dello specchio, caratteristica oggi riservata quasi solo alle ammiraglie.
 
Nel 1972 apparve la prima Nikon con otturatore elettronico: fu denominata Nikkormat EL, e nel 1976 le si affiancò il modello ELW, che offriva in più la predisposizione per il winder AW–1 (0.5 fotogrammi al secondo).
 
F ino al 1977 gli obiettivi Nikon non si accoppiavano automaticamente all’esposimetro e quindi bisognava informare in qualche modo il corpo macchina della luminosità massima dell’obiettivo che si andava a montare. Di fatto, sugli obiettivi era presente una piccola forchetta metallica, e quando si innestava l’ottica bisognava far entrare all’interno di tale forchetta un apposito perno presente sul bocchettone della fotocamera. Dopodiché bisognava ruotare nei due sensi la ghiera dei diaframmi, prima verso la massima chiusura e poi verso la massima apertura. Questo valeva per tutti gli obiettivi, tranne che per i catadiottrici e per quelli a preselezione.
 
Questo procedura un po’ macchinosa fu sostituita, a partire dal 1977, dal nuovo sistema AI (Automatic Indexing): grazie ad una camma di accoppiamento interna gli esposimetri venivano informati automaticamente della luminosità dell’ottica. L’innesto a baionetta F non fu modificato, ma il sistema AI consentì a Nikon di eliminare dalle fotocamere il perno di accoppiamento all’esposimetro e l’indicatore di apertura massima (e dagli obiettivi sparì la forchettina).
 
Ci fu dunque un aggiornamento dei vari modelli: apparvero la Nikkormat FT3 e contestualmente la EL2. Quest’ultima però si chiamava «Nikon» e non più «Nikkormat» in ossequio alle nuove politiche della Casa.
 
Fino a quel momento infatti il nome «Nikon» era stato riservato alle fotocamere professionali, mentre dal 1977 in poi l’unica denominazione divenne «Nikon». Nello stesso anno apparve la Nikon FM, capostipite di un’altra serie di fotocamere destinate a raccogliere un notevole successo di pubblico. La FM e le successive FM2, FE ed FE2 raccolsero il testimone delle Nikkormat e furono le Nikon di fascia media fino alla prima metà degli anni ‘80. Si può dire che le FE raccolsero l’eredità delle Nikkormat elettroniche, mentre le FM quella delle Nikkormat meccaniche.
 
Il marchio Nikkormat sparì dunque dal mercato (già nel 1979 la FT3 uscì dai listini Nikon), ma non certo dai cuori dei nikonisti dell’epoca.
 

Le Nikon FM e FE

Nel 1977, contemporaneamente alla presentazione degli obiettivi Nikkor AI, è presentata la fotocamera Nikon FM. Più compatta e più leggera di una Nikkormat, la Nikon FM utilizza un otturatore a lamelle metalliche con scorrimento verticale sul piano focale con velocità massima di 1/1000 e sincronizzazione a 1/125 di secondo, un mirino pentaprismatico fisso e la misurazione TTL con fotocellule al silicio e diodi luminosi. La Nikon FM utilizza un tradizionale selettore delle velocità posto sul tettuccio e rispetto alla Nikkormat offre la possibilità della motorizzazione per mezzo del motore MD11 e del successivo motore MD12 da montare direttamente sul fondello. La Nikon FM inaugura l’epoca delle Nikon compatte e degli obiettivi AI Nikkor per i quali è predisposta ed inaugura una nuova abitudine che consiste nell’impiegare il nome Nikon su tutte le fotocamere in produzione.
 
Nel 1982 la Nikon FM è sostituita dal modello Nikon FM2 praticamente invariata nell’estetica ma fornita con una fotocellula al Gallio, con gli schermi di messa a fuoco intercambiabili e con un nuovo otturatore meccanico veloce con lamelle in titanio che raggiunge la velocità di 1/4000 di secondo. La velocità di sincronizzazione con il flash è di 1/200 di secondo ma nella versione migliorata Nikon FM2n è portata a 1/250 di secondo. La terza versione della Nikon FM2 del 1989 vede la sostituzione delle lamelle in titanio con lamelle ultra leggere in lega di alluminio rimanendo invariate le velocità. Nel 1993 è realizzata una versione speciale della Nikon FM2 con corpo macchina in titanio. La Nikon FM2 Titan è ancora più leggera e robusta della Nikon FM2 di produzione standard. Nonostante l’incalzare dell’elettronica e delle fotocamere autofocus con motore e flash incorporati, la Nikon FM2 tradizionale rimane in produzione per tutti gli anni Novanta. Nel 1996 è fatta costruire in subappalto un reflex meccanica TTL con innesto Nikon battezzata Nikon FM10 che è commercializzata dalla stessa Nikon Corporation che ha sostituito la Nippon Kogaku. La Nikon FM10 si caratterizza per un otturatore da 1/2000 di secondo, per il corpo macchina in materiale plastico con finiture argentate, per non essere predisposta per l’impiego del motore elettrico e per un prezzo estremamente competitivo.
 
Nel 2001 è presentata una nuova versione della Nikon FM battezzata Nikon FM3A e destinata a sostituire la Nikon FM2. La Nikon FM3A mantiene inalterata la sagoma e la carrozzeria della Nikon FM e mantiene inalterate le funzioni meccaniche dell’otturatore. Sul selettore delle velocità da un secondo a 1/4000 di secondo è aggiunta la funzione A che permette il controllo elettronico dell’otturazione e la selezione automatica della velocità in funzione del diaframma selezionato. La Nikon FM3A offre anche l’impostazione automatica della sensibilità con i film DX ed il controllo TTL della luce emessa dai flash dedicati Nikon
 
Seguiamo ora l’evoluzione delle Nikkormat elettroniche. Il successo della nuova Nikon FM meccanica, compatta e leggera, completa di accoppiamento AI e di predisposizione per il motore convince la Nippon Kogaku a mettere in produzione un nuovo modello di fotocamera che alla carrozzeria ed alle prestazioni della Nikon FM unisca le componenti elettroniche e gli automatismi della Nikon EL2. La nuova fotocamera è messa in produzione nel 1978 con il nome Nikon FE e sostituisce le altre reflex elettroniche. Come la Nikon FM, anche la Nikon FE utilizza un esposimetro con fotocellula al silicio, offre tutte le velocità di otturazione fino a 1/1000 di secondo ed è predisposta per l’impiego con i motori MD11 e MD12. Nel 1983, seguendo l’evoluzione della Nikon FM in Nikon FM2, anche la Nikon FE è fornita con l’otturatore ultra veloce da 1/4000 di secondo ed acquista la nuova sigla FE2.
 
Nel 1979 la società Nippon Kogaku mette in produzione una reflex 35mm veramente compatta e leggera equipaggiandola con un otturatore elettronico dal funzionamento completamente automatico e privo del controllo manuale. La piccola fotocamera è costruita con una carrozzeria modesta realizzata esclusivamente con finiture nere, è battezzata Nikon EM ed è equipaggiata con gli obiettivi Nikon serie E anziché con gli obiettivi Nikkor. L’otturatore elettronico a tendina della Nikon EM arriva alla velocità massima di 1/1000 con la sincronizzazione a 1/90. Per la Nikon EM è fornito un piccolo motore di avanzamento del film MDE. La Nikon EM è la più economica fra le reflex realizzate dalla Nikon ma grazie all’innesto a baionetta permette ancora l’impiego di tutto il vasto corredo di obiettivi Nikkor AI. Nel 1982 è messa in cantiere una seconda reflex Nikon di tipo economico battezzata Nikon FG che ripete le caratteristiche della Nikon EM ma permette anche la regolazione manuale oltre alla regolazione completamente automatica programmata con selezione della coppia velocità - diaframma. Costruita con finiture nere o argentate la Nikon FG monta un otturatore simile a quello della Nikon EM e può essere accessoriata con lo stesso motore MDE o con un motore MD14. Nel 1984 la Nikon FG è sostituita dal modello Nikon FG20 che ne ripete le caratteristiche estetiche e funzionali e permette il funzionamento automatico e manuale ma non quello automatico programmato.
 
Nel 1983 è presentata la fotocamera Nikon FA, che rappresenta il punto di arrivo della prima generazione delle reflex elettroniche automatiche Nikon. La Nikon FA è una reflex altamente professionale, robusta, con mirino pentaprismatico non intercambiabile, con otturatore elettronico con velocità fino a 1/4000 di secondo, sincronizzazione con il flash a 1/250 di secondo, motorizzabile con i motori della FE e con il nuovo motore MD15 che alimenta le funzioni stesse della fotocamera. La Nikon FA oltre a queste caratteristiche permette la regolazione manuale delle velocità e dei diaframmi, la regolazione automatica delle velocità e la regolazione automatica programmata sia delle velocità che dei diaframmi. La misurazione della luce nella Nikon FA avviene mediante un sistema multizonale a matrice sulle diverse aree dell’inquadratura comparate fra di loro. Si tratta di un sistema di misurazione estremamente sofisticato che sarà sviluppato in seguito dalla stessa Nikon ma anche da altre industrie fotografiche e che ottiene un riconoscimento ufficiale con il Camera Grand Prix 1984. In occasione della ricorrenza la Nikon FA è costruita in una edizione limitata con placcatura in oro e rivestimento in pelle.
 
Nel 1985 è stata introdotta la Nikon F–301 (N2000 negli USA e Canada). Essa rappresenta per la Nikon il passaggio dall’uso del metallo a quello della plastica. In questa macchina è stato inserito il lettore automatico della sensibilità pellicola mediante codici DX, un sistema che consente di evitare errori di esposizione dovuti alla dimenticanza di impostare la sensibilità della pellicola in uso: i rullini muniti di codice DX presentano, oltre ad un codice a barre, delle placche disposte a seconda della sensibilità e del numero di pose che sono lette da sensori presenti nel vano portapellicola. L’esposizione automatica della F–301 permette di usare due programmi, uno standard ed uno per tempi veloci, più un automatismo a priorità dei diaframmi e naturalmente l’esposizione manuale; oltre ad essi esiste un corettore fisso d’esposizione ed il blocco della memoria. Il motore incorporato nella macchina è in grado di fornire una cadenza di 2,5 fotogrammi al secondo, oltre all’avvolgimento della pellicola dopo l’esposizione dell’ultimo fotogrammo e all’avanzamento fino al primo fotogramma utile una volta chiuso il dorso. Altre caratteristiche della F 301 sono la lettura TTL attraverso l’obiettivo anche della luce lampo con lampeggiatori dedicati Nikon o per Nikon, un contapose sul dorso dell’apparecchio ed un cicalino sonoro che entra in azione quando l’aparecchio vuole avvertire il fotografo che qualcosa non va; il cicalino è escludibile con un selettore colocato nella parte superiore della fotocamera. Questa macchina non ha però un tasto per la profondità di campo.
 

Le macchine autofocus

Nell’autunno del 1985 la società Minolta presenta con grande enfasi la sua nuova reflex 35mm Minolta 7000 dotata di otturatore elettronico, motore integrato, esposizione automatica programmata e messa a fuoco automatica integrata con le altre funzioni elettroniche. Nella primavera del 1986 anche la società Canon presenta due nuove fotocamere reflex 35mm battezzate Canon EOS, entrambe dotate di otturatore elettronico, motore integrato, esposizione automatica programmata e messa a fuoco automatica integrata con le altre funzioni elettroniche. Quelle di Minolta e di Canon sono due proposte destinate a cambiare il mondo delle reflex 35mm e tali da rendere in un certo senso obsolete le reflex meccaniche ma anche le reflex elettroniche dotate di messa a fuoco manuale. Per realizzare i loro progetti sia Minolta che Canon abbandonano i tradizionali innesti a baionetta a favore di nuovi innesti a baionetta più larghi e provvisti di nuovi contatti elettrici e meccanici fra gli obiettivi autofocus ed il corpo macchina. Di fronte alla quasi simultanea presentazione delle Minolta 7000 e delle Canon EOS tutte le industrie fotografiche si trovano leggermente spiazzate e replicano con la presentazione di fotocamere reflex con messa a fuoco automatica realizzate in fretta, accelerando molti dei progetti già allo studio da qualche tempo.
 
La stessa società Nikon sembra essere presa in contropiede dalle iniziative di Minolta e di Canon ma si dimostra veloce nell’adeguarsi alle nuove tendenze. Nel 1986 la messa a fuoco automatica non è una novità assoluta per la Nikon, che con il modello Nikon F3 AF del 1982 aveva già sperimentato un metodo di messa a fuoco assistita ed un metodo di messa a fuoco automatica anche se limitatamente a due soli obiettivi autofocus, un 80mm f/2.8 ed un 300mm f/3.5. La Nikon F3 AF non risponde tuttavia alle esigenze di una messa a fuoco automatica integrata con le altre funzioni della fotocamera e ottiene un successo più che tiepido. La prima risposta della Nikon alle Minolta 7000 ed alle Canon EOS non è una reflex del tutto nuova, ma è piuttosto una modifica della Nikon F301 (nota come Nikon N2000 negli USA), mantiene inalterato il classico innesto a baionetta Nikon F del 1959, ed è battezzata Nikon F501 o Nikon F501 AF.
 
La Nikon F501, o Nikon N2020 negli USA, è presentata nel corso del 1986 ed affianca, per poi sostituire, la Nikon F301 da cui deriva e di cui mantiene quasi inalterate la sagoma e le funzioni principali. Come la Nikon F301 anche la Nikon F501 è rifinita esclusivamente in nero, utilizza un motore incorporato con funzioni S per lo scatto singolo e C per le sequenze, utilizza un otturatore elettronico da 1/2000 di secondo e utilizza un esposimetro TTL con fotocellula al silicio e con misurazione del tipo semi spot a prevalenza centrale. Inoltre la Nikon F501 utilizza un sistema di messa a fuoco automatica basato su di un rilevatore del contrasto di fase da 96 CCD. Il sistema autofocus della Nikon F501 può essere programmato sulle posizioni C ed S e funziona sia con i soggetti fermi che con l’inseguimento dei soggetti in movimento. Il sistema autofocus diventa attivo con i nuovi obiettivi AF Nikkor ma può essere disattivato per l’impiego manuale e per l’impiego degli obiettivi tradizionali Nikkor non AF. In questi casi i diodi nel mirino indicano il senso in cui ruotare la ghiera di messa a fuoco per ottenere la focheggiatura migliore ed il sistema autofocus è utilizzato come un sistema di messa a fuoco semi automatica assistita. Molti degli obiettivi Nikkor non autofocus possono essere utilizzati grazie ad un moltiplicatore di focale Nikon TC 16A AF. Oltre a queste funzioni la Nikon F 501 offre la possibilità di esposizione con controllo manuale o automatico a priorità del diaframma o della velocità di otturazione. La Nikon F501 utilizza anche due programmi di esposizione completamente automatica, P e Phi rispettivamente, per riprese statiche o per riprese dinamiche, oltre ad un terzo programma Pdual che permette la selezione automatica del programma stesso in funzione della focale dell’obiettivo impiegato. La prima reflex completamente autofocus della Nikon pesa 630 grammi ed è alimentata da quattro batterie tipo mini stilo AAA. Con l’impiego di un porta batterie accessorio la Nikon F501 può essere alimentata con quattro normali batterie tipo stilo AA. Il vetro di mira standard della Nikon F501 può essere sostituito con uno schermo con reticolo fine e possono essere utilizzati alcuni accessori. Per la Nikon F501 è predisposto ad esempio un dorso datario multifunzionale, ed in coppia con i flash dedicati Nikon SB20 oltre all’esposizione automatica è mantenuta la messa a fuoco automatica.
 
La Nikon F501 risente molto della fretta con cui è stata concepita e realizzata, e nel 1987 è sostituita da un nuovo modello individuato con la sigla Nikon F401 e con la sigla Nikon N4004 negli USA. La stessa sigla indica prestazioni generalmente inferiori a quelle della Nikon F501 ed individua la fotocamera come destinata ad un mercato di massa e non professionale. Nonostante questo la Nikon F401 si avvale delle tecnologie elettroniche più raffinate, utilizza una carrozzeria nuova dominata dalle linee curve e morbide con una grossa maniglia sporgente sul frontale ed incorpora oltre al motore di avanzamento del film anche un piccolo flash elettronico con numero guida 12 ospitato sulla sommità del cappuccio del pentaprisma. Il sensore autofocus AM200, composto da 200 elementi CCD, permette la messa a fuoco più rapida ed accurata anche per i soggetti in movimento veloce e con il blocco della lettura attraverso il pulsante di scatto. La funzione autofocus è disinseribile per mezzo del selettore AM posto sul frontale della fotocamera. La misurazione esposimetrica comparata avviene su tre zone con un sistema semplificato derivato dal sistema AMP della Nikon FA, ma utilizzando il controllo manuale dell’esposizione è attivato automaticamente il sistema di misurazione tradizionale semi spot. L’otturatore a lamelle metalliche con controllo elettronico raggiunge la velocità di 1/2000 di secondo con sincronizzazione con il flash a 1/100 di secondo. Il motore di avanzamento del film non può essere selezionato sulla funzione per le riprese in sequenza ma serve anche per il riavvolgimento automatico del film esposto. Due dischi posti sul tettuccio della fotocamera servono per la selezione manuale della velocità di otturazione e del diaframma, oppure per selezionare le diverse possibilità di automatismo, da quella a prevalenza delle velocità a quella a prevalenza del diaframma, fino all’automatismo completamente programmato. Come sulla Nikon F501, anche sulla Nikon F401 i programmi di esposizione sono due, lento o veloce con selezione automatica in funzione della lunghezza focale dell’obiettivo impiegato. Il mirino della Nikon F401 è ridotto all’essenziale e segnala per mezzo di tre diodi luminosi la corretta messa a fuoco, la corretta esposizione ed il livello di carica del flash. L’alimentazione delle funzioni elettriche ed elettroniche della Nikon F401 avviene per mezzo di quattro batterie a stilo da 1.5 volt tipo AA inserite nella maniglia frontale e nel fondello. La Nikon F401 è offerta nella versione standard e nella versione Nikon F401 QD con dorso datario al quarzo ed è destinata a rimanere in listino abbastanza a lungo. Nel 1990 è presentata la versione modificata Nikon F401S, o Nikon N4004S negli USA, dotata di un sistema autofocus più veloce ed efficiente. Infine nel 1992 è presentata la versione ulteriormente modificata Nikon F401X, o Nikon N5005 negli USA, con i comandi resi più funzionali. Una modifica dell’autoscatto elettronico rende inoltre possibile la ripresa di due fotogrammi successivi intervallati nel tempo.
 
Nel 1988, pochi mesi prima di presentare la reflex autofocus professionale Nikon F4, la società Nikon presenta una reflex autofocus di livello medio molto interessante che è battezzata con la sigla Nikon F801, o Nikon N8008 negli USA. La Nikon F801 è nera e lineare, compatta ma corposa, pesa quasi 700 grammi, è integralmente motorizzata e monta un otturatore elettronico a tendina derivato da quello della Nikon FE2 che arriva alla velocità di 1/8000 di secondo con la velocità sincronizzata a 1/250 di secondo. Il mirino pentaprismatico non è intercambiabile come nella Nikon F3 ma non ospita il flash come nella Nikon F401, è del tipo High Eyepoint con visione a distanza e permette l’intercambiabilità degli schermi di mira. Il motore offre oltre allo scatto singolo due velocità di ripresa in sequenza, con due scatti al secondo o dieci scatti ogni tre secondi. Il sistema autofocus basato sul modulo Nikon AM200 è più veloce di quello della Nikon F401. L’esposimetro utilizza un sistema di misurazione comparativo su cinque diverse aree dell’inquadratura battezzato con il nome di Matrix e derivato dal sistema AMP della Nikon FA. Il campo di misurazione va da EV0 a EV21 ed accanto al sistema Matrix è possibile utilizzare il più tradizionale sistema semi spot con prevalenza centrale tipico dei mirini Photomic. La Nikon F801 può essere utilizzata in maniera semi automatica o manuale, in maniera automatica sulle velocità o su diaframmi, ed in maniera completamente automatica e programmata secondo un programma P standard, un programma PH che accorda la priorità alle velocità di otturazione più brevi possibile, e ad un programma PD incrociato che sceglie la velocità di otturazione in funzione della lunghezza focale dell’obiettivo. La selezione delle funzioni avviene attraverso un selettore centrale di controllo posto sul tettuccio e le funzioni selezionate possono essere verificate su di un display a cristalli liquidi posto anch’esso sul tettuccio. Con la Nikon F801 è possibile memorizzare i dati esposimetrici ed impostare correzioni manuali fino a cinque diaframmi in più o in meno. Con il dorso programmabile MF21 è possibile eseguire immagini in sequenza con scalatura progressiva dell’esposizione e con scarti fra mezzo diaframma e tre diaframmi. E’ inoltre possibile la sovrapposizione di più immagini sullo stesso negativo fino al numero di nove. La Nikon F801 possiede, insieme ai tasti per il blocco della memoria sia esposimetrica che autofocus, anche il tasto per la chiusura manuale del diaframma, per il controllo visivo dell’estensione della profondità di campo. Una presa di collegamento posta sul frontale permette di comandare la fotocamera a distanza, mentre con un telecomando a raggi infrarossi è possibile comandare a distanza due fotocamere. Con i flash dedicati la Nikon F801 lavora in automatismo completo dell’esposizione anche in condizioni di luce mista o in condizioni di oscurità assoluta. Sono inoltre possibili la sincronizzazione con la seconda tendina e le riprese stroboscopiche. La Nikon F801 è alimentata da quattro semplici batterie a stilo da 1.5 volt e si pone al vetrice della produzione delle reflex Nikon, un gradino appena al di sotto del modello professionale Nikon F4.
 
Nel 1990, per colmare in qualche modo il vuoto esistente fra la Nikon economica F401 e la Nikon semi professionale F801 è presentata la nuova reflex autofocus Nikon F601, o Nikon N6006 negli USA. Sotto una carrozzeria abbastanza simile a quella della Nikon F801 la Nikon F601 nasconde come la Nikon F401 un piccolo flash incorporato nel pentaprisma ed un otturatore da 1/2000 di secondo. Le funzioni elettroniche invece sono molto simili a quelle della Nikon F801, con tre sistemi di misurazione esposimetrica (Matrix, semi spot e spot), un autoscatto programmabile per due scatti in sequenza, la funzione di bracketing per le riprese in sequenza con esposizioni differenziate e diversi modi di automatismo completo dell’esposizione. L’automatismo programmato dell’esposizione con scelta automatica della coppia velocità/diaframma si basa, anche sulla Nikon F601, sulla effettiva lunghezza focale dell’obiettivo impiegato. Un grande display esterno posto sul tettuccio mostra oltre che nel mirino le funzioni elettroniche impostate, mentre la selezione manuale delle funzioni avviene attraverso un grande disco di selezione posto anch’esso sul tettuccio. Il mirino della Nikon F601 è del tipo High Eyepoint come quello della Nikon F801, ma non permette l’intercambiabilità degli schermi di mira. Il sensore autofocus è il noto modulo Nikon AM200 e le funzioni autofocus sono del tipo a scatto singolo o ad inseguimento con calcolo del punto futuro, con possibilità di blocco della messa a fuoco e del funzionamento manuale. Accanto alla Nikon F601 autofocus è messa in commercio una imprevedibile Nikon F601M ribattezzata Nikon N6000 negli USA. Identica al modello autofocus F601 nel corpo e nelle funzioni la Nikon F601M è del tutto priva del sistema di messa a fuoco automatica. La Nikon F601M utilizza lo stesso otturatore da 1/2000 e lo stesso motore della Nikon F601 AF ma utilizza due soli sistemi di rilevazione esposimetrico, quello a matrice e quello semi spot. Tutte le funzioni elettroniche, dall’esposizione programmata flessibile all’autoscatto elettronico fino al bracketing sono invece presenti sulla Nikon F601M. Sia la Nikon F601 AF che la Nikon F601M vengono messe in commercio in finiture nere ed in una versione con un dorso datario al quarzo aggiungendo alla sigla le lettere di identificazione QD.
 
Nel 1991 è presentato il modello modificato Nikon F801S o Nikon N8008S negli USA, che incorpora un nuovo sistema di messa a fuoco ad inseguimento del soggetto integrato con le funzioni del motore ed un terzo sistema di misurazione della luce con un angolo ristretto di tipo spot.
 
Nel 1992 la società Nikon presenta la prima reflex di una nuova serie destinata a sostituire le Nikon AF della serie 801 e 601. La fotocamera è battezzata Nikon F90, o Nikon N90 negli USA, utilizza una carrozzeria nera molto elegante e monta un nuovo sistema di rilevazione autofocus basato su di un nuovo tipo di sensore autofocus battezzato CAM 246 ed interfacciato con i nuovi obiettivi AF Nikkor tipo D. Il sistema di rilevazione esposimetrica è un’evoluzione del sistema a matrice battezzata Matrix 3D e si basa su otto aree di rilevazione, con esclusione automatica dei settori anomali rispetto al soggetto principale per distanza o per collocazione. L’esposimetro della Nikon F90 si basa su fotocellule al silicio e permette, oltre alla lettura a matrice, anche la lettura semispot e la lettura spot su un angolo ristretto. L’otturatore da 1/8000 di secondo è lo stesso della Nikon F801 e permette la sincronizzazione a 1/250 di secondo. Il motore incorporato permette le riprese singole e le sequenze con possibilità di scelta fra la cadenza lenta di due scatti al secondo e quella veloce di oltre tre scatti al secondo. I programmi di esposizione, oltre a quelli tradizionali A sulle velocità e S sui diaframmi ed a quello standard preimpostato P, prevedono diverse posizioni, ciascuna per soggetti diversi o condizioni diverse di ripresa. La Nikon F90 prevede la posizione SL per l’effetto silhouette in controluce, la posizione HF per la massima profondità di campo, quella LA per i paesaggi, quella SP per riprese di azione o sportive, quella CU per riprese ravvicinate, quella PO per il ritratto, ed infine in combinazione con il flash dedicato Nikon SB25 la posizione RE per l’eliminazione del fenomeno degli occhi rossi. In combinazione con i flash dedicati Nikon la Nikon F90 permette il controllo dell’emissione della luce del flash per il bilanciamento con la luce naturale, la sincronizzazione con le velocità alte o basse, la sincronizzazione sulla seconda tendina; consente inoltre effetti stroboscopici. L’ampia gamma di possibilità offerte dalla Nikon F90 è ampliata dalla possibilità di personalizzazione di alcune funzioni. Oltre tutto la Nikon F90 può essere interfacciata con i computer portatili e con le agende elettroniche Sharp e grazie ad un sistema Data Link può essere regolata in base a diversi menu, con o senza il collegamento diretto con la fotocamera. Fra i diversi accessori della Nikon F90 troviamo un dorso datario, un dorso multi funzionale ed i sistemi di comando a distanza via cavo e per mezzo di comandi radio o a raggi infrarossi. La Nikon F90 può essere alimentata con quattro batterie tipo AA alcaline, con batterie al manganese o con accumulatori al nichel cadmio. La Nikon F90 pesa 775 grammi ed è resa disponibile in finiture nere nella versione standard, nella versione Nikon F90D con dorso datario o nella versione Nikon F90S con dorso multi funzionale.
 
Dopo appena due anni di vita nel 1994 la Nikon F90 è affiancata da un modello modificato denominato Nikon F90X, che sotto un corpo macchina identico offre nuove possibilità operative, un sistema operativo autofocus più veloce e versatile ancora basato sullo stesso modulo, un aggiustamento dell’esposizione con scarti di un terzo di diaframma ed accetta nuovi accessori come i nuovi flash dedicati, un nuovo alimentatore ausiliario con impugnatura verticale e pulsante di scatto secondario per inquadrature verticali, ed una nuova carta di programmazione delle funzioni personalizzate.
 
Sempre nel 1994 è presentata una nuova reflex autofocus Nikon di fascia economica battezzata Nikon F50, o Nikon N50 negli USA, e destinata a sostituire gli altri modelli economici in catalogo. La Nikon F50 si presenta come una reflex compatta e leggera, con motore e flash incorporati, otturatore da 1/2000 di secondo, automatica con scelta di funzionamento in modo Simple ed in modo Advanced. Nel primo modo la fotocamera è regolata in automatismo completo programmato ed offre quattro programmi di esposizione, per istantanee, paesaggi, ritratti e soggetti ravvicinati. Nel secondo modo la Nikon F50 permette la regolazione manuale, l’automatismo a priorità del diaframma o della velocità, la possibilità di correzione intenzionale dell’esposizione, oltre alla selezione di nuovi programmi automatici di esposizione, come quello per riprese sportive o notturne, il programma silhouette per il controluce e quello per riprese con il diaframma completamente chiuso e la velocità di posa più lenta. La misurazione della luce avviene attraverso il sistema Matrix a sei settori commutabile nel sistema semi spot solo durante il funzionamento con regolazione manuale. Il sensore autofocus della Nikon F50 è il noto AM200 e permette la regolazione su AF singolo o su AF continuo (ma solo in modo Advanced). Il motore di avanzamento non permette riprese in sequenza rapida ma opera il riavvolgimento automatico a fine rullo. Lo schermo del mirino non è intercambiabile ed il piccolo flash incorporato ha il numero guida 13. L’alimentazione è data da una batteria al litio da 6 volt ed è disponibile la versione speciale Nikon F50D con dorso datario alimentato da una batteria al litio da 3 volt. Disponibile inizialmente nelle sole finiture nere, la Nikon F50 è commercializzata in seguito anche in finiture argentate sia nella versione standard che nella versione con dorso datario.
 
Nel 1995 alle reflex Nikon in produzione Nikon è affiancato il nuovo modello Nikon F70 o Nikon N70 negli USA, che si colloca ancora nella fascia economica ma offre alcune prestazioni di livello superiore. Automatica e multi programmata la Nikon F70 utilizza un otturatore da 1/4000 di secondo con sincronizzazione a 1/125, ha il motore incorporato ed un piccolo flash sul cappuccio del pentaprisma. Il flash ha il numero guida 14 ed il motore permette lo scatto singolo, lo scatto singolo silenziato e due velocità di sequenza, da due scatti al secondo a quasi quattro scatti al secondo. Anche il riavvolgimento può essere regolato su due velocità, rapida o lenta ma silenziata. La misurazione della luce avviene con il sistema Matrix 3D ad otto settori, commutabile con il sistema semispot e con la misurazione spot selettiva. Il modulo di rilevazione autofocus CAM274 a forma di croce permette la rilevazione sull’area ampia o sulla sola area centrale, e le funzioni autofocus permettono il blocco dello scatto fino al raggiungimento della messa a fuoco perfetta oppure l’inseguimento continuo del soggetto. Il piccolo flash incorporato ed automatico permette il bilanciamento con il sensore multiplo 3D, la sincronizzazione con i tempi lenti o con la seconda tendina, la riduzione dell’effetto occhi rossi e l’esposizione differenziata a forcella. L’esposizione può essere regolata manualmente o automaticamente con priorità al diaframma o alla velocità e possono essere utilizzati otto diversi programmi di esposizione oltre al programma flessibile con staratura intenzionale. Il peso della Nikon F70 è di 600 grammi senza le batterie e l’alimentazione è fornita da due batterie al litio da 3 volt di tipo CR 123A o DL 123A. Anche la Nikon F70 è proposta nella variante con il dorso datario e con la sigla Nikon F70D.
 
Nel luglio del 1998 la Nikon economica F50 è sostituita da un nuovo modello reflex autofocus di fascia economica denominato Nikon F60, o Nikon N60 negli USA. La Nikon F60 è caratterizzata anch’essa da una carrozzeria compatta e leggera, dal motore incorporato, dal piccolo flash integrato nel cappuccio del pentaprisma e dall’otturatore elettronico da 1/2000 di secondo. La Nikon F60 è commercializzata nelle varianti con finiture nere o argentate, e nelle varianti con dorso datario Nikon F60D. Il sensore autofocus della Nikon F60 è del tipo AM200 Advanced, con messa a fuoco singola o continua con commutazione automatica e possibilità di blocco sul soggetto prescelto. La misurazione esposimetrica avviene con il sistema Matrix 3D o con il sistema Matrix a sei zone, ma sono possibili i modi di misurazione semi spot bilanciato e spot ristretto. L’esposizione può essere regolata manualmente, in automatismo a priorità del diaframma o della velocità di otturazione, oltre all’esposizione completamente programmata ma con possibilità di correzione manuale. I modi di esposizione programmata sono predisposti per soggetti diversi come il ritratto, il paesaggio, i soggetti ravvicinati, i soggetti in movimento, le scene notturne. La selezione del programma o del modo di esposizione avviene attraverso un tradizionale bottone posto sul tettuccio. Il piccolo flash incorporato e nascosto nel cappuccio del pentaprisma ha numero guida 15 ed è predisposto per il bilanciamento Matrix, la sincronizzazione con le velocità lente di otturazione e la riduzione dell’effetto occhi rossi. Il mirino è del tipo High Eyepoint con correzione diottrica ed il motore permette lo scatto singolo, ma tenendo premuto il pulsante si ottengono sequenze con velocità di ripresa di uno scatto al secondo. L’alimentazione è fornita da due batterie al litio da 3 volt tipo CR123A o DL123A. La Nikon F60 si pone appena al di sopra del modello Nikon F50 e rimane per qualche anno la reflex autofocus più economica del sistema Nikon.
 
Alla fine del 1998 alla fotocamera semi professionale Nikon F90X è affiancato un modello dalle prestazioni superiori destinato a sostituirla. Il nuovo modello si avvantaggia dell’esperienza della Nikon F5 ed è battezzato Nikon F100, ponendosi un gradino al di sopra della Nikon F90X ed immediatamente al di sotto della Nikon F5 di cui presenta molte delle caratteristiche, con la sola esclusione della possibilità di intercambio dei mirini e del motore ad alta velocità di ripresa. Per il resto la Nikon F100 sfrutta molta della tecnologia elettronica della Nikon F5, a partire dal sensore di rilevazione autofocus Multi CAM 1300 a cinque zone disposte a croce e con possibilità di selezione dell’area prescelta, fino alla possibilità di personalizzazione dei comandi autofocus. Come nella Nikon F5 la selezione dell’area di messa a fuoco avviene mediante un bottone posto sul dorso della fotocamera. Studiata per fotografare i soggetti in movimento rapido, la Nikon F100 è in grado di bloccare alla distanza di otto metri un soggetto che si muove alla velocità di 50 km orari e con l’alimentatore accessorio è in grado di mantenere la messa a fuoco automatica anche con sequenze rapide fino a cinque scatti al secondo. Il sistema di misurazione esposimetrica si basa, come quello della Nikon F5, su un sensore multi zona a dieci settori del tipo Matrix 3D con riferimento ad una casistica in archivio di trentamila esempi. Sono presenti sulla Nikon F100 anche i tradizionali sistemi di misurazione esposimetrica semi spot bilanciato al centro e spot con area ristretta. Come sulla Nikon F5, il selettore del modo di misurazione si trova sulla sinistra del cappuccio del pentaprisma. L’esposizione oltre che con selezione manuale può essere regolata automaticamente a priorità del diaframma o della velocità di otturazione, o con un sistema automatico flessibile programmato integralmente ma con possibilità di controllo e correzione. Con la Nikon F100 sono possibili le esposizioni multiple volontarie e le esposizioni in sequenza con scarto esposimetrico programmabile a forcella. L’intervallo di variazione dell’esposizione può essere scelto fra 1/3,1/2 o un diaframma intero, fino a cinque valori EV di differenza in più o in meno. Il mirino della Nikon F100 è del tipo a pentaprisma fisso con correzione diottrica incorporata e distanza di accomodamento dell’occhio superiore a due centimetri. Rifinita completamente in nero, robusta e pesante quasi 800 grammi, la Nikon F100 si completa con alcuni accessori, tra i quali i flash dedicati con possibilità di esposizione automatica con sincronizzazione sulle velocità lente e sulla seconda tendina, il porta batterie accessorio per sei batterie stilo AA o batterie ricaricabili, il dorso datario e gli schermi di mira intercambiabili. Sulla Nikon F100 sono inoltre presenti il pulsante per la chiusura manuale del diaframma, una presa multipolare per il collegamento con i Personal Computer per la personalizzazione delle funzioni e il trasferimento dei dati di ripresa, ed una presa sincro per i flash tradizionali. Figlia della Nikon F5, ritenuta persino eccessiva per le prestazioni offerte, la Nikon F100 si presenta come una reflex professionale completa e di alta affidabilità, destinata a mantenere questo ruolo a lungo.
 
Nel gennaio del 2000 la reflex autofocus di fascia intermedia Nikon F70 è affiancata per essere poi sostituita da un nuovo modello battezzato Nikon F80 o Nikon N80 negli USA. Disponibile nelle versioni con finitura nera o argentata, la Nikon F80 utilizza un sensore autofocus Multi CAM900, un otturatore elettronico da 1/4000 di secondo ed incorpora un motore per scatto singolo e sequenze ed un piccolo flash con numero guida 12. Come gli altri modelli Nikon autofocus di fascia media ed economica, la Nikon F80 è disponibile nella versione Nikon F80D con dorso datario al quarzo ed in una versione speciale Nikon F80S con possibilità di sovrimpressione dei dati nello spazio fra un fotogramma e l’altro. Questa possibilità significa un rallentamento nella cadenza delle sequenze, che nella Nikon F80 di base arriva a 2.5 fotogrammi al secondo. La rilevazione autofocus della Nikon F80 si basa su cinque sensori disposti a croce nel centro dell’immagine, con tre modi di selezione, per soggetti in movimento, per i soggetti più vicini e ad area prefissata su una delle cinque zone di rilevazione. Derivato dal modo di rilevazione autofocus della Nikon F5, ma semplificato nelle sue articolazioni, il sistema autofocus della Nikon F80 è regolato dal selettore posto sul dorso della fotocamera. Anche la misurazione esposimetrica è del tipo sofisticato e si basa su di un sistema Matrix 3D a dieci settori, con confronto dei risultati della lettura con una ampia casistica incorporata nella memoria della fotocamera. Il sistema Matrix è commutabile, come in molte delle Nikon autofocus, con i più tradizionali sistemi semi spot bilanciato al centro o spot ad area ristretta. L’esposizione può essere regolata manualmente, con automatismo a scelta fra la priorità del diaframma e la priorità della velocità di otturazione, oppure con il programma flessibile con possibilità di intervento manuale, possibilità di blocco della misurazione e possibilità di esposizioni differenziate a forcella. Vengono risparmiati al fotografo evoluto, l’ideale utilizzatore della Nikon F80, i programmi dedicati ai soggetti più comuni. Il piccolo flash offre la possibilità di sincronizzazione sulle velocità lente, sulla seconda tendina, ed il bilanciamento a sensore multiplo 3D. Fra le caratteristiche della Nikon F80 troviamo l’innesto filettato sul pulsante di scatto ed il pulsante per la chiusura manuale del diaframma. Fra gli accessori della Nikon F80 è presente un adattatore che permette di alimentare la fotocamera con quattro normali batterie AA o con accumulatori ricaricabili piuttosto che con due batterie al litio tipo CR123A o DL123A. Purtroppo la gomma di rivestimento del corpo macchia tende a degradarsi e diventare appicicoso. Si risolve pulendo con un detersivo per superfici sgrasante messo su un panno in micrifibra e poi vulcanizzando nuovamente la gomma con del talco. Dopo avvenuta la reazione, si rimuove il talco in eccesso con un panno in microfibra inumidito con acqua. Ovviamente possiamo ripetere se la gomma rimane ancora appicicosa. Fare attenzione a chiudere ed aprire il dorso: i dentini di aggancio tendono anch’essi a degradarsi e diventare più fragili. Il colore della luce dell’assistente per l’autofocus è bianco e quindi un po’ fastidioso ed è meglio tenerlo disattivato ed attivarlo quando è necessario. Non è possibile inoltre utilizzare pellicole per l’infrarosso in quanto il conta fotogrammi utilizza una luce IR che renderebba velata l’immagine latente. Nel complesso si tratta di una delle migliori macchine della Nikon, sulla quale si sono basate le prime macchine digitali come la D100 sempre di Nikon o quelle della Kodak (Kodak Professional DCS Pro 14n e Kodak DCS Pro SLR/n) e Fuji (Fujifilm FinePix S2 Pro e FinePix S3 Pro).
 
Nel settembre del 2000 la reflex autofocus di fascia economica Nikon F60 è sostituita da un modello leggermente modificato che è battezzato Nikon F65, o Nikon N65 negli USA, proposto nelle versioni con finiture nere o argentate, e con dorso datario (Nikon F65D). Rispetto alla Nikon F60 la Nikon F65 è appena più compatta e molto più leggera. L'otturatore è lo stesso otturatore elettronico da 1/2000 di secondo, il sistema di misurazione Matrix 3D o Matrix a sei settori è lo stesso, e come la Nikon F60 anche la Nikon F65 utilizza un motore incorporato ed un piccolo flash incorporato nascosto nel cappuccio del pentaprisma. Il numero guida del flash è 12 ed è possibile la sincronizzazione sulle velocità lente e sulla seconda tendina oltre all'esposizione automatica con bilanciamento Matrix. L'avanzamento del film avviene automaticamente dopo ogni scatto ma sulla posizione Sport sono possibili le sequenze con la velocità massima del motore fino a 2.5 riprese al secondo. Il modulo di rilevazione autofocus è del tipo a cinque sensori selezionabili disposti a croce come nella Nikon F80, e la Nikon F65 permette la messa a fuoco automatica con commutazione istantanea fra i soggetti immobili e quelli in movimento. Regolando la fotocamera per l'esposizione con controllo manuale il sistema di misurazione si converte nel sistema semi spot ad area centrale bilanciata ed è possibile l'esposizione prolungata con la posa B. Negli altri casi l'esposizione è regolata automaticamente a priorità del diaframma, della velocità di otturazione, o con automatismo integrale programmato. Sono inoltre presenti, come sulla Nikon F60, i programmi di esposizione automatica per il ritratto, il paesaggio, le scene di azione, le riprese ravvicinate e le riprese notturne. La Nikon F65 permette anche l'esecuzione di esposizioni multiple e di riprese in sequenza con esposizione differenziata a forcella. La Nikon F65 dispone di un tasto per l'attivazione dell'autoscatto elettronico anche tramite telecomando e di un tasto per la chiusura manuale del diaframma per il controllo della profondità di campo nel mirino. L'alimentazione dipende da due batterie al litio da 3 volt del tipo CR2 ma è possibile l'impiego dell'alimentatore accessorio con quattro batterie AA alcaline o al litio o con accumulatori ricaricabili. Appena più potente e versatile della Nikon F60 la Nikon F65 sostituisce entrambi i modelli Nikon F60 e Nikon F70.
 
Per finire, nel 2002 è introdotta la Nikon F55 e all’inizio del febbraio 2003 è immesa in commercio la Nikon F75 (venduta negli Stati Uniti come N75 e in Giappone come U2). Questa è stata l’ultima macchina autofocus a pellicola 35mm della Nikon... non professionale. Nel 2004 infatti arriva, come detto, la F6, in produzione fino al 2020.
 

Il sistema APS (Advanced Photo System)

Nel 1996 un gruppo di industrie fotografiche, con alla testa l’americana Kodak e la giapponese Fuji, decide di approntare un nuovo sistema fotografico in grado di succedere in qualche modo al sistema 35mm. Il nuovo sistema è denominato APS dalle iniziali delle parole Advanced Photo System e si basa su caricatori speciali interfacciati magneticamente con la fotocamera da un lato e con il laboratorio dall’altro. I caricatori APS sono in grado di registrare su una banda magnetica e per ogni singola immagine scattata i dati relativi al formato scelto, al numero delle copie richieste e ad altre informazioni particolari. Il formato di base dei film APS è di 16.7x30.2mm, più piccolo e più allungato rispetto al formato 24x36mm; i caricatori APS sono ovviamente incompatibili con le fotocamere 35mm e viceversa. Il formato standard H può essere ridotto mediante tagli in fase di stampa al formato classico C (molto simile al formato Dx in digitale) o al formato panoramico P. All’accordo per la realizzazione del sistema APS partecipano anche le industrie fotografiche giapponesi Canon, Minolta e Nikon. Per i caricatori APS la Kodak presenta una linea di fotocamere compatte battezzate Advantix, la Fuji presenta le compatte Fotonex, la Canon presenta le compatte Ixus e le reflex Eos IX, e la Minolta presenta le compatte e le reflex Vectis. Mentre altre industrie, da Agfa a Polaroid, da Olympus a Yashica, si aggiungono all’avventura dell’APS, da parte sua la Nikon presenta le compatte Nuvis e le reflex Pronea.
 

Come il mondo ha conosciuto il marchio Nikon

Il nome di David Douglas Duncan, scomparso il 7 giugno 2018 all’età di 102 anni, a Grasse (Francia), resterà nella storia della fotografia, dell’industria ottica giapponese e di Nikon. A lui infatti si deve la nascita del mito Nikon nel mondo.
 
Una storia che forse non tutti conoscono, nata nel 1950, quando Jun Miki, fotografo giapponese al Life Magazine, scattò quasi al buio un ritratto in bianco e nero del collega David Douglas Duncan. Una foto che avrebbe cambiato per sempre le sorti dell’industria ottica giapponese e consegnato il nome di Nikon alla storia. Da quel ritratto, così perfetto e luminoso, realizzato con un ancora sconosciuto obiettivo Nikon (il NIKKOR P.C 8,5cm f/2), scaturì una telefonata e poi l’incontro fra David Douglas Duncan e Masao Nagaica, Presidente della Nippon Kogaku K.K. (nome con cui Nikon era nota all’epoca). Douglas rimase estasiato dagli obiettivi NIKKOR e acquistò i suoi primi da montare su una Leica. Da quel momento in poi, i nomi di David Douglas Duncan e Nikon non si sarebbero più separati e le ottiche NIKKOR iniziarono a diffondersi fra i fotoreporter di tutto il mondo. Nelle memorie ufficiali dell’azienda giapponese, si legge: “Nel 1950 ebbe luogo un incontro che avrebbe cambiato drasticamente il destino di Nikon e degli obiettivi NIKKOR”. All’inizio di giugno di quell’anno, David Douglas Duncan e Jun Miki, fotografi per il magazine Life, e Horace Bristol, fotografo per il magazine Fortune, visitarono l’impianto di produzione Nikon (all’epoca Nippon Kogaku K.K.). Nello stabilimento, il personale Nikon mostrò loro una comparativa, proiettando immagini di test, fra gli obiettivi NIKKOR e i Leitz e Zeiss utilizzati ai tempi da Duncan e Bristol. Subito dopo aver constatato la superiorità delle ottiche NIKKOR, entrambi le acquistarono per usarle insieme ai corpi Leica.
 
Le sue straordinarie fotografie crearono stupore e curiosità tra i fotogiornalisti americani, che iniziarono a chiedersi perché quelle immagini fossero così chiare e luminose e se Duncan avesse con sé una macchina grande formato. Il New York Times descrisse l’eccellenza di Nikon con il titolo “Japanese Camera”. Ciò catalizzò l’attenzione del mondo intero su Nikon e gli obiettivi NIKKOR, offrendo all’industria ottica giapponese un’opportunità senza precedenti di espandere i propri orizzonti. David Douglas Duncan continuò a utilizzare negli anni a venire fotocamere Nikon e ottiche NIKKOR, scattando fotografie in tutto il mondo e creando autentici capolavori. Nel 2016 Duncan festeggiò i suoi 100 anni di età. Nikon l’avrebbe fatto nel 2017. Se David Douglas Duncan non avesse quindi scoperto, nel 1950, gli obiettivi Nikon, probabilmente l’umanità non avrebbe oggi le testimonianze fotografiche di conflitti passati come la guerra di Corea (1950-1953) e la guerra del Vietnam (1955-1975). L’involontaria promozione di Nikon da parte di Duncan funse da traino per la malridotta economia del paese asiatico a seguito della Seconda Guerra Mondiale e la progressiva diffusione di macchine fotografiche e obiettivi Nikon, al di fuori dei confini giapponesi, giocherà un ruolo determinante nel costruire per il Giappone la fama di paese tecnologico, contribuendo a riconquistare una reputazione perduta a livello mondiale.
 
 
 
Riferimenti:
 
https://ilfotografo.it/primopiano/come-una-telefonata-ha-portato-nikon-nel-mondo-il-ricordo-di-douglas-duncan/
 
https://www.nadir.it/ob-fot/NIKKORMAT/nikkormat.htm
 
https://www.nadir.it/ob-fot/NIKON_STORY/nikonstory1.htm
 
https://www.nadir.it/ob-fot/NIKON_STORY/nikonstory2.htm
 
https://www.nadir.it/ob-fot/NIKON_STORY/nikonstory3.htm
 
https://www.nadir.it/ob-fot/NIKON_STORY/nikonstory4.htm
 
https://www.nadir.it/ob-fot/NIKON_STORY/5_aps-digitali.htm
 
http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/page/indice.html/_/storia/1941-la-classe-yamato-di-mitsubishi-sviluppi-r501
 
Progresso Fotografico ­ Serie Oro 46
 

ciao




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